Lestetica del pensiero - Consulenza Aziendale

Design Thinking: pensare con l’atteggiamento e l’attitudine del designer.

Si tratta perciò di acquisire non soltanto le competenze necessarie per governare il metodo, ma di avere la giusta propensione personale, oltre a condividere una cultura capace di accogliere questa modalità di pensiero.

Cos’è il Design Thinking?

Si tratta di un approccio mentale e intellettuale che trae le sue origini all’interno del mondo del design. Negli anni ha subito un importante ampliamento della sua sfera di utilizzo, e oggi è entrato all’interno di ogni tipo di settore del lavoro, anche quelli che apparentemente possono sembrare molto distanti da un simile metodo.

Il Design Thinking è diventato, e continua a diventare  sempre più, un efficace modello di sviluppo per affrontare le sfide del cambiamento e della trasformazione, del problem solving, delle Start Up, della creazione e del miglioramento di prodotti e servizi, della formazione e della crescita personale, per non parlare dell’evoluzione tecnologica e digitale.

Il Financial Times, in seguito a una sua inchiesta indipendente, sostiene che il Design Thinking sta diventando una metodologia quasi imprescindibile in tutti gli ambiti professionali.

Le quattro forme del Design Thinking

Secondo l’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano, il paradigma del Design Thinking può assumere caratteristiche diverse in base al tipo di aziende che lo adottano e agli obbiettivi che si vogliono raggiungere.

Sono stati individuati quattro modelli principali:

  • Creative Problem Solving;
  • Sprint Execution;
  • Creative Confidence;
  • Innovation of Meaning.

Creative Problem Solving

Questo approccio, di matrice anglo-americana, è usato per trovare soluzioni a problemi di varia natura, per immaginare nuovi prodotti e servizi partendo dai bisogni del cliente/utente finale. Poggia le sue basi su due principi fondamentali:

l’alternanza di fasi divergenti e convergenti, sia nella fase di analisi della situazione da affrontare sia nella fase di individuazione delle idee e delle azioni da mettere in atto. Ciò vuol dire dare prima spazio a ogni tipo di interpretazione, di idea e di ipotesi di soluzione senza alcun tipo di censura e di giudizio; poi concentrarsi su un lavoro di valutazione di fattibilità, di realizzazione e di concreta applicazione delle idee proposte.

Questo tipo di approccio consente la valorizzazione e lo spazio contributivo di ogni membro del team, indipendentemente dalla sua competenza ed esperienza nel settore o nell’azienda;

la centralità dell’utente, questo metodo parte proprio dalla valorizzazione delle esigenze e delle aspettative dell’utente finale; è proprio nel rispetto dei bisogni di quest’ultimo che nasce il lavoro di ideazione di soluzioni, di prodotti e di servizi innovativi. È l’utilizzatore finale il massimo esperto di cosa gli serve e di cosa gli è utile. È quindi dalla profonda conoscenza di quest’ultimo che deve partire il lavoro di Design Thinking.

In base alle ricerche e alle rilevazioni dell’Osservatorio, il 65,5% del fatturato annuale delle imprese che usano il Design Thinking applicato nel Creative Problem Solving deriva da servizi basati su questo modello.

Sprint Execution

Il Design Thinking può essere utilizzato anche per la realizzazione di un nuovo prodotto da lanciare sul mercato con due vincoli molto chiari: attenersi strettamente alle esigenze degli utenti e rispettare tempi molto brevi.

La peculiarità dello Sprint Execution è proprio la rapidità, senza tuttavia anteporla alla soddisfazione delle esigenze dell’utilizzatore finale, il quale entra a pieno titolo nel processo di creazione e realizzazione del prodotto o servizio, diventando un contributore di massimo valore.

Sempre dalle ricerche dell’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano, quasi la metà (il 49%) delle imprese che si avvalgono della metodologia del Design Thinking, adotta l’approccio Sprint Execution per la creazione di alcuni loro prodotti o servizi.

Creative Confidence

Il Creative Confidence è un approccio che usa le caratteristiche del Design Thinking per stimolare l’imprenditorialità all’interno delle organizzazioni.

In questo caso, i principi del Design Thinking sono declinati in un’ottica di gestione e sviluppo delle persone, affinché acquisiscano “confidenza” con processi creativi e innovativi.

Come raggiungere questo ambizioso obbiettivo? Attraverso una formazione volta a sviluppare l’attitudine al pensiero creativo, all’accoglienza del rischio, alla tolleranza all’errore e alla capacità di gestire l’ambiguità e l’incertezza.

L’approccio Creative Confidence ha una doppia utilità: sviluppare la propensione all’innovazione in azienda e lo sviluppo delle persone verso un profilo di maggiore coinvolgimento, motivazione e responsabilità verso il raggiungimento degli obbiettivi aziendali.

Secondo i risultati della ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, a differenza degli approcci Sprint Execution e Creative Problem Solving, il Creative Confidence è meno diffuso, in quanto più “giovane” rispetto agli altri due. La categoria che, ad oggi, sfrutta maggiormente le potenzialità di questo metodo sono i consulenti strategici (54%).

Innovation of Meaning

Si tratta dell’approccio con il quale le imprese ridefiniscono la visione aziendale, i messaggi e i valori legati ai prodotti e ai servizi che offrono.

L’obbiettivo dell’Innovation of Meaning è perciò trovare nuove direzioni e strategie aziendali capaci di apportare nuovo valore all’impresa e anche all’utente finale.

Anche l’Innovation of Meaning, come il Creative Confidence, è di più recente diffusione, quindi utilizzato ancora da una minore quantità di aziende. L’Osservatorio Design Thinking for Business ci dice che anche in questo caso, fanno da traino gli studi di consulenza strategica (46%).

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