Il pensiero alla portata di tutti2 - Consulenza Aziendale

Proprio perché il Design Thinking è un metodo che poggia le sue fondamenta sulla capacità e la propensione a pensare e agire con la mentalità di un designer, è di fatto qualcosa a cui può avvicinarsi qualsiasi persona.

Non fa differenza appartenere a una grande impresa con decine di migliaia di dipendenti, oppure essere parte di una realtà dalle dimensioni contenute. Ciò che conta è l’attitudine del singolo.

Il Design Thinking è diventato, e continua a diventare sempre più, un efficace modello di sviluppo per affrontare le sfide del cambiamento e della trasformazione, del problem solving, delle Start Up, della creazione e del miglioramento di prodotti e servizi, della formazione e della crescita personale, per non parlare dell’evoluzione tecnologica e digitale.

Ciò che conta davvero per il Design Thinking

Ciò che conta davvero per approcciare questo metodo e poterne sfruttare tutte le potenzialità, è rappresentato da tre specifici elementi:

  • la propensione;
  • le competenze;
  • la cultura.

Vediamo insieme cosa significa.

La propensione

Come sempre, affinché le cose funzionino davvero, è necessario avere il giusto atteggiamento mentale.

Quando siamo aperti verso una nuova metodologia, come anche verso una persona, sarà molto più facile e probabile che riusciamo a trarne i maggiori risultati.

Se pensiamo che le cose siano poco utili e poco efficaci, inevitabilmente, il nostro approccio è diffidente, poco entusiasta. Impieghiamo tempo ed energie a trovare difetti e punti deboli, anziché coglierne tutte le opportunità.

Questo caso non differisce dagli altri e, perciò, necessita di un atteggiamento adeguato che non si concretizzi solo in una generica fiducia nel metodo; serve anche un approccio mentale simile a quello di un designer, cioè di una persona che cerca soluzioni belle, funzionali, concretamente realizzabili. Soluzioni quindi che non siano solo il frutto di speculazioni astratte, ma non siano neppure dei brutti “rattoppi” sistemati tanto per coprire lo strappo.

Propensione alla creazione di idee concrete significa anche “fare”. Una delle caratteristiche che connotano il Design Thinking è passare quasi immediatamente dal pensiero all’azione, da un’idea alla realizzazione di un prototipo, anche se ottenuto in una prima versione con materiali semplici e distanti da ciò che sarà la versione finale.

C’è quindi il gusto di sperimentare, di mettersi in gioco, di aprirsi all’esperienza con coraggio e disponibilità ad accettare errori e fallimenti, considerati le principali fonti di ispirazione e apprendimento.

Le competenze

Dare spazio alla creatività, all’innovazione, al pensiero laterale non significa affidare l’impresa al timone del genio e della sregolatezza. Tutt’altro.

Design Thinking significa metodo e rigore intellettuale per permettere alle idee di emergere e poter diventare basi di ragionamento per dare vita a soluzioni pragmatiche, a prodotti e servizi innovativi ed efficaci.

Quando c’è la propensione giusta, il Design Thinking è a nostra disposizione affinché venga conosciuto, studiato, sperimentato e compreso.

Non si tratta di giocare a briglie sciolte a fare la gara a chi si inventa più stupidaggini. L’idea folle può anche arrivare, nel momento della divergenza, ma deve poi essere sottoposta all’analisi e alla valutazione per poter diventare una realtà percorribile.

La cultura

Il Design Thinking, per poter portare risultati importanti, deve permeare la cultura aziendale, affinché tutte le persone approccino le questioni, i problemi e le sfide con un atteggiamento mentale condiviso.

Non sarebbe possibile adottare il Design Thinking quando la proprietà avesse una mancanza di tolleranza all’errore.

Nel Design Thinking l’errore è considerato una tappa fisiologica del percorso creativo; se quest’ultimo invece, nella cultura diffusa, è percepito come una mancanza di valore, i risultati potrebbero essere molto negativi.

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