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Pergo

Amici o partnerBlog PMI 3 - Consulenza Aziendale

Per business partner intendiamo in modo allargato le persone che, per motivi professionali, si trovano ad interagire tra loro. Possono essere colleghi, soci, capi, collaboratori, clienti e fornitori. In ogni caso, nell’ambito lavorativo, ricoprono ruoli che inevitabilmente devono creare e mantenere relazioni interpersonali.

E quando questi ruoli sono ricoperti da persone che, tra loro, sono unite anche da altri vincoli?

Situazioni di questo tipo sono all’ordine del giorno nelle imprese di piccole e medie dimensioni, spesso a gestione e conduzione famigliare, sviluppate in ambienti geografici abbastanza circoscritti, in cui tutti sono uniti da legami non solo di parentela, ma anche di amicizia, di buon vicinato, di esperienze antiche (vecchi compagni di scuola o di oratorio, e così via). Conoscenze e affetti che potrebbero far presumere relazioni e stili di comunicazione molto snelli e facili, possono invece spesso rappresentare ostacoli complessi per l’equilibrio delle relazioni professionali.

Il rischio è di compromettere tutti i legami, sia quelli personali sia quelli professionali.

Come poter evitare tutto ciò?

Consapevolezza dei ruoli

Quando si parla di comunicazione e di relazioni interpersonali non è possibile proporre formule e soluzioni garantite per tutti e per ogni situazione.

Una buona base da cui partire è lavorare molto sulla consapevolezza dei vari ruoli che ogni persona agisce.

Quando si è sul lavoro ci si concentra sul lavoro, quando si è a casa ci si concentra sugli affetti. Ciò vuol dire porre molta attenzione a non far confusione tra i diversi contesti e il significato che questi rivestono nella vita. Non portiamo a casa il lavoro (anche solo mentalmente) e non portiamo la famiglia (o comunque gli affetti) sul lavoro.

È necessario allenarsi ad avere due teste, e soprattutto due cuori. Se non si è in grado di avere ben chiara la differenza tra l’essere coniuge, o genitore o amico e l’essere capo, socio o collaboratore, il rischio di compromettere la qualità di ognuno dei ruoli coinvolti è altissimo.

Immaginiamo per un momento se una coppia di coniugi attori che interpretano Otello e Desdemona si dimenticassero, una volta a casa, di aver lasciato i costumi e i ruoli della tragedia in camerino…

Ovviamente, è solo una battuta, tuttavia, senza arrivare a un epilogo tanto drammatico, le conseguenze possono essere molto negative.

Feedback positivi

Feedback è una parola inglese che è la fusione tra altre due parole: feed e back. Feed significa nutrimento e back vuol dire indietro. Letteralmente, perciò, feedback sta per “nutrimento di ritorno”.

Questo significato chiarisce subito il fatto che il feedback non è una valutazione, e tantomeno un giudizio; si tratta invece della restituzione a una persona del significato di un suo comportamento, affinché questa persona possa comprenderlo meglio, coglierne il valore e farlo diventare elemento di crescita personale.

Il feedback può riferirsi a comportamenti positivi, come a comportamenti non adeguati o non funzionali al raggiungimento di un risultato; in ogni caso, il feedback, se ben strutturato e comunicato, è sempre positivo, perché il suo obbiettivo è aiutare la persona che lo riceve a crescere.

Quando il feedback si riferisce a un comportamento adeguato e positivo, è un feedback di rinforzo, per dare alla persona la conferma che si sta muovendo nella giusta direzione; nell’altro caso, si parla di feedback di migliormento, in quanto serve a guidare la persona che lo riceve verso il suo sviluppo personale o professionale.

Più si è in grado di restituire feedback positivi e corretti, minori sono i rischi di impoverire la qualità della comunicazione e di farla sfociare in uno scontro. Ciò, specialmente nelle situazioni di commistione tra ruoli privati e professionali, può essere veramente di grande utilità.

Se siete interessati ad approfondire questi temi, potete contattarci a questo link:


https://www.pergo.uno/contatti/

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