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In una delle sue ultimissime interviste, pochi mesi prima di morire, a più di cento anni di età, Rita Levi Montalcini parlava di nuovi entusiasmanti progetti che voleva intraprendere, di nuovi studi che voleva iniziare, di nuove ricerche che voleva intraprendere. Sembrava una ventenne.

Si può dire che Rita Levi Montalcini sia morta quando era vecchia? Sicuramente no.

D’altro canto, ci sono persone che a quarant’anni sostengono di non essere più sufficientemente giovani per poter dar avvio a una nuova sfida, per poter impostare un certo tipo di obbiettivo o iniziare un progetto particolarmente ambizioso.

Punti di vista.

Di sicuro, il secondo è meno funzionale ad accompagnarci in una vita di soddisfazioni e di successi.

Quando è il momento per dire: “Sono troppo vecchio per…?”

Le credenze limitanti

Ognuno di noi ha delle credenze su di sé. È un fatto assolutamente naturale dal quale non si può prescindere.

Come è naturale creare una serie di immagini e di profili sugli altri, ne creiamo anche su di noi e, di solito, sono una sintesi delle nostre esperienze, dei risultati raggiunti e delle valutazioni ricevute dagli altri, sin da quando eravamo bambini.

Le credenze su di noi possono giocare a nostro favore, oppure possono rappresentare un ostacolo al raggiungimento dei nostri obbiettivi o, semplicemente, al permetterci di seguire una passione o buttarci in un’impresa.

Queste ultime si chiamano credenze limitanti.

Possiamo liberarci dalle credenze limitanti? Certo che sì. Innanzitutto, è importante riconoscerle. Talvolta, queste credenze sono talmente parte di noi da farci pensare che siano verità incontrovertibili.

Una volta che le abbiamo individuate, cominciamo a trovare fatti concreti che le possano confutare; possono essere nostre esperienze dirette o situazioni esterne a noi (se Rita Levi Montalcini a centodue anni, pensava come una teenager, perché io, a quarantacinque anni, devo pensare di “non avere più l’età”?).

Quando smontiamo le nostre credenze limitanti, immediatamente, il campo delle nostre opportunità e della nostra libertà di scelta si amplia smisuratamente e ci permette di vivere in modo ancora più pieno e più soddisfacente la nostra vita, sia personale sia professionale.

C’è sempre da imparare

Se un Premio Nobel pensava di intraprendere nuovi studi e nuove ricerche per ampliare e approfondire le proprie conoscenze ed esperienze, è possibile che, per quanto la professionalità sia grande e ci si possa vantare di essere estremamente esperti in un determinato ambito, ci sia sempre opportunità e spazio per crescere e migliorare.

Quando si pensa di non aver più nulla da imparare, in quel momento inizia un veloce e pericoloso processo di invecchiamento. A maggior ragione oggi, in cui il mondo progredisce e cambia a una velocità impressionante.

La curiosità intellettuale e l’umiltà sono due potentissimi ed efficaci “anti-age” per il nostro cervello.

Attenzione all’abitudine

“Ho sempre fatto così”. L’abitudine e il dare le cose per scontate sono due pericolose trappole delle quali è più facile rimanere vittime quando si è molto esperti e sicuri di ciò che si sa e si fa.

Quando pensiamo di avere sempre tutto sotto controllo, si fa un po’ meno attenzione, si inserisce il “pilota automatico” e si smette di farsi domande.

Le domande ci mantengono giovani e ci permettono di imparare e di crescere. Pensiamo per un attimo a quante domande fanno i bambini.

Il rischio dell’abitudine è tanto più alto quanto più siamo persone di successo; infatti, chi ogni tanto cade è portato a mettersi in discussione; chi ha vinto tanto, tende a rilassarsi e ad acquisire una pericolosa sicurezza totale in tutto ciò che pensa, che sceglie e che fa, rischiando di non accorgersi che, nel frattempo, il mondo cambia, le condizioni esterne mutano e le azioni potrebbero non essere più così adeguate come si presume siano.

Ascolto e accoglienza

Ascoltare e accogliere le idee e i pensieri degli altri, anche dei collaboratori più giovani e inesperti, è un’altra grande strategia di giovinezza e di crescita.

Il confronto aperto e paritetico con le generazioni più giovani permette di rimanere dentro alla contemporaneità e di coglierne tutti gli elementi potenzialmente utili e preziosi. Permette anche di costruire relazioni efficaci con chi è molto più giovane creando sinergie ricche di valore per tutti.

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