Blog COR 2 - Consulenza Aziendale

Dire che il mondo cambia velocemente è una frase fin troppo scontata; rischia addirittura di essere noiosa.

Il fatto è che la nostra epoca ha assistito a cambiamenti e innovazioni talmente profondi e veloci che talvolta si fatica addirittura a ricordare stili di vita e panorami economici di anche solo vent’anni fa.

La tendenza che emerge per il prossimo futuro è che questa accelerazione non abbia intenzione di fermarsi.

Non si tratta di spaventarsi, o di porsi il problema se questo ci piaccia oppure no. Il tema è chiederci piuttosto se siamo pronti a stare in questo mondo mantenendo un giusto livello di qualità della vita, e anche capire cosa serve per garantirci il benessere che tutti auspichiamo di mantenere o addirittura migliorare.

L’asse del tempo

Anche se la fisica quantistica ora ci dice qualcosa di diverso, specialmente nell’ambito dell’infinitamente piccolo, possiamo immaginare il tempo come un continuo dipanarsi di situazioni lungo una linea che attraversa ognuna delle nostre vite.

Dietro di noi possiamo mettere il passato e davanti a noi possiamo mettere il futuro; noi ci troviamo esattamente nel punto del nostro presente che, in definitiva, è l’unico momento in cui possiamo veramente agire nel tempo e usarlo per influenzare lo scorrere della vita nostra e di quella della società in cui siamo inseriti.

Agire nel presente è quindi l’unica opportunità che abbiamo, ed è nel presente che poniamo le basi per indirizzare il futuro. Per far ciò è necessario avere uno sguardo e un approccio lucidi e obbiettivi nei confronti del presente; dobbiamo riuscire a guardarlo anche con un po’ di distacco quando serve, ad esempio quando stiamo prendendo decisioni strategiche.

Se ci facciamo sempre e soltanto assorbire dal presente, senza riuscire a governarlo, il rischio è di non avere la possibilità di agire coerentemente con ciò che desideriamo per il nostro futuro.

Ci sono i momenti delle emozioni forti, della libertà e del diritto di vivere fino in fondo il momento presente lasciandosene invadere. Ci sono anche momenti diversi in cui nell’oggi dobbiamo scegliere cosa fare per riuscire a raggiungere, domani, le mete che abbiamo scelto.

In questo secondo caso, è importante avere un rapporto più distaccato con il presente, per poterlo osservare, interpretare e valutare senza farci coinvolgere solo dagli aspetti emotivi.

Competenze e capacità

I cambiamenti veloci, e talvolta tra loro anche in contraddizione, ci richiedono di esprimere la nostra migliore elasticità e flessibilità, non solo in termini di attitudine mentale, ma anche come abilità concrete di essere protagonisti delle situazioni, anziché diventarne vittime.

Questa esigenza ha fatto emergere l’importanza di non potersi fermare a un concetto di “competenza”, intesa come somma di un sapere, un saper fare e una efficacia concreta nell’applicazione di quanto si sa.

Sempre più prende spazio il tema della capacità o agentività.

Albert Bandura (psicologo canadese tra i padri della Psicologia Cognitivista) sostiene che è un agente attivo che ha la capacità di fare accadere gli eventi. Proprio questa capacità è definita da Bandura “agentività della persona”.

Secondo questo principio, le persone sono stimolate ad agire dalla convinzione di poter perseguire, grazie alle loro azioni, gli obbiettivi prefissati.

Appare chiaro che questa capacità diventa sempre più uno dei requisiti più importanti per muoversi e ottenere successo in un ambiente sociale ed economico sempre più magmatico e in continuo divenire.

Vecchi e giovani

Basandoci esclusivamente sui dati anagrafici, potremmo essere tentati di pensare che chi ha più anni d’età rappresenti il passato e chi è più giovane sia il testimone del futuro.

Anche molte aziende, almeno fino a un po’ di tempo fa, si sono affidate esclusivamente a ragionamenti di questo genere. Ora cominciamo tutti a comprendere come questo principio non solo sia falso, ma sia anche poco funzionale a raggiungere risultati soddisfacenti.

Nelle aziende di oggi si confrontano generazioni sempre più varie, capaci di portare competenze, ma soprattutto atteggiamenti mentali complementari, utili a creare visioni d’insieme ampie, capaci di interpretare la complessità che connota la realtà in cui viviamo.

Non si tratta, perciò, di discutere se siano più utili i senior, con la loro esperienza e la loro competenza, o i giovani, con il loro entusiasmo, la loro naturale predisposizione per la tecnologia e l’apertura al nuovo. Si tratta piuttosto di far convivere in modo sinergico le generazioni e, come il passato e il futuro si incontrano nel presente, far sì che anche loro possano incontrarsi in un presente professionale in cui creare valore.

Cure anti-age

La cura anti-age per le aziende non è quindi scegliere su quale generazione puntare, o decidere di escludere qualcuno.

Non c’è anti-age più efficace di un continuo incontro e confronto che può avvenire attraverso la diffusione di una cultura dell’apertura e dell’accoglienza dell’altro, senza pregiudizi e preconcetti.

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