Può sembrare una dichiarazione estremamente egoistica.
Eppure ognuno di noi è l’unico elemento imprescindibile affinché possa esserci tutto il resto che a noi è collegato, in cui vogliamo essere coinvolti, o di cui vogliamo prenderci cura.
E invece, talvolta, sembra quasi che ci dimentichiamo di questo principio fondamentale.
L’egoismo non c’entra
Non è una questione di egoismo; è una questione di responsabilità.
Ognuno di noi ha la precisa percezione del corpo, dei pensieri, dei sentimenti e delle emozioni di un solo essere vivente: se stesso.
Ognuno di noi ha la possibilità di scegliere i pensieri e le azioni di un solo essere vivente: se stesso.
Se ognuno di noi si concentrasse su se stesso impegnando le proprie energie e le proprie risorse nel permettere a se stesso di pensare e agire nel modo più coerente col proprio disegno, saremmo tutti più soddisfatti, più felici e, sembra un paradosso, più pronti a riversare la nostra attenzione e la nostra disponibilità sugli altri e sulle nostre attività.
Non bisogna infatti confondere la responsabilità verso se stessi con l’affetto che siamo in grado di nutrire per gli altri e con la passione e l’impegno che mettiamo nel condurre la nostra attività professionale.
La ricerca della nostra felicità, del nostro benessere, del soddisfacimento dei nostri desideri è un fatto assolutamente naturale e, più riusciremo a sentirci allineati e in armonia con il nostro io profondo, più saremo disponibili a riversare all’esterno energie, idee, entusiasmo e accoglienza.
Quando siamo scontenti di noi e dei nostri risultati, quando siamo perseguitati dalle preoccupazioni e dal dolore, quando i nostri pensieri sono caratterizzati dalla paura, dal pessimismo, dalla rabbia, dalla frustrazione, è molto difficile trovare la voglia e l’energia per ascoltare gli altri; non abbiamo nessuna intenzione di gioire della felicità altrui, né disponiamo di alcuna risorsa, sia mentale sia materiale, per aiutare chi eventualmente ha bisogno di noi.
Nonostante ciò, pur rendendoci conto che dedicarci alla creazione del nostro benessere è già molto impegnativo, preferiamo dedicarci a preoccuparci di ciò che sta al di fuori di noi e che, per stare bene, ha bisogno innanzitutto di noi.
Imparare a volersi bene
Cosa vuol dire “volersi bene”?
Vuol dire abituarci a concentrarci sul nostro ben-essere. Vuol dire che dobbiamo prima di tutto essere contenti di come siamo e della situazione in cui ci troviamo, indipendentemente da quanto, in questo momento, ci troviamo vicini o lontani rispetto al raggiungimento dei nostri desideri e obbiettivi. Vuol dire che, indipendentemente dalla situazione che stiamo vivendo in questo preciso momento, dobbiamo stimarci, rispettarci, valutare positivamente le nostre caratteristiche, le nostre doti, la nostra capacità di fare ed essere ciò che siamo ora. Vuol dire che dobbiamo riuscire ad apprezzare ciò che sino ad ora siamo riusciti a raggiungere, sia come ricchezza interiore sia come traguardi materiali.
Vuol anche dire che dobbiamo far sì di trovarci costantemente nella migliore condizione possibile per permetterci di procedere lungo il nostro percorso, sia esso personale o professionale.
Per raggiungere questo risultato abbiamo bisogno di agire su più ambiti.
Lo specchio
La nostra impresa è il nostro riflesso, come se guardandoci in uno specchio noi vedessimo non più noi stessi ma la nostra attività professionale.
Quando noi stiamo bene, l’immagine che vediamo riflessa sarà sicuramente un’immagine positiva, anche se magari in quello specifico momento, sta affrontando prove importanti e faticose.
Star bene, infatti, non deve essere confuso col vivere una vita perfetta, senza errori, senza qualche preoccupazione, senza sfide da raccogliere, senza problemi da superare.
Star bene significa trovarsi nella migliore condizione possibile per affrontare la vita, con tutti i suoi alti e bassi, e riuscire a gioire pienamente dei successi, così come gestire le difficoltà.
Corpo, mente, spirito
Su cosa concentrarsi per stare bene? Sono tre le dimensioni che devono stare bene per poterci sentire veramente bene ed essere apportatori di benessere anche nella nostra azienda:
- corpo;
- mente;
- spirito.
Corpo. Se il nostro fisico viene trascurato, non è in grado di supportare il nostro impegno e non può fornirci le energie di cui abbiamo bisogno.
Ciò vuol dire che dobbiamo rispettare il nostro corpo, nutrirlo in modo adeguato, mantenerlo in un accettabile stato di forma fisica, consentirgli il giusto riposo.
Perché siamo attenti a quale carburante immettere nella nostra auto e poi, invece, non diamo alcuna importanza a cosa scegliamo per nutrirci?
Perché ci preoccupiamo che le attrezzature in azienda non si surriscaldino e poi esigiamo dal nostro fisico di lavorare ininterrottamente per ore e ore, senza mai riposare, e concedendogli anche pochissime ore di sonno?
Dobbiamo ricordarci di avere sempre rispetto per il nostro corpo, che è uno dei nostri tre importanti alleati per stare bene e raggiungere i nostri obbiettivi.
Mente. Se avere cura del corpo è un concetto quasi intuitivo, per la mente, talvolta, è necessario fare qualche considerazione in più.
Viviamo in un mondo che gira sempre più velocemente, in cui cambiano le società, gli stili di vita, le esigenze dei clienti, i rischi di farsi superare dalla concorrenza.
Per stare al passo coi tempi bisogna avere una mente lucida, attenta, capace di leggere e interpretare gli indizi e gli stimoli che provengono in modo spesso frammentato e confuso.
Bisogna non smettere mai di studiare, di fare ricerca, di essere curiosi, di sperimentare, di accogliere il nuovo.
L’azienda di oggi, anche se di successo, non può accontentarsi e pensare di rimanere uguale a se stessa; se fa così, domani rischia di non essere più adeguata.
Ma dire “l’azienda” è come dire “le persone”; quindi c’è bisogno di menti sveglie, curiose e brillanti. E la prima mente che deve avere queste caratteristiche è la nostra, altrimenti non accetteremo e non supporteremo nemmeno le idee e le proposte che arrivano dai nostri collaboratori.
Spirito. Possiamo essere sani, colti, brillanti e informati, ma se siamo inquieti, se proviamo una sensazione di insoddisfazione, di tristezza, di oppressione, tutto il resto perde significato.
Talvolta si sottostima l’importanza del nostro benessere spirituale ed emotivo, ma il fatto è che parte tutto da lì. Sempre più spesso sentiamo intorno a noi storie di persone giovani e di successo che hanno dovuto fare uno “stop” per problemi di stress e di depressione.
Non dimentichiamoci mai di nutrire il nostro spirito attraverso attività e interessi capaci di darci tranquillità e serenità. Non c’è una ricetta che va bene per tutti, l’importante è che ognuno trovi la propria modalità di rigenerazione e la applichi con costanza e soddisfazione.
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Caro amico ti scrivo