Le 6 minacce alla relazione - Consulenza Aziendale

Conviene innanzitutto precisare cosa intendiamo in questo caso per successo.

Creare e sviluppare relazioni positive e funzionali al raggiungimento dei nostri obbiettivi, o del nostro benessere, non è un’attività esclusivamente spontanea e naturale, è anche il risultato dell’impegno e della responsabilità di ognuno.

Nel mondo del lavoro, come del resto in quello della vita personale, abbiamo bisogno di mantenere relazioni di qualità con le persone che vivono accanto a noi.

Ne abbiamo bisogno, innanzitutto, per vivere serenamente e in armonia col mondo; ne abbiamo bisogno per dare valore a ciò che facciamo; ne abbiamo bisogno per ottenere la collaborazione, il supporto e l’accoglienza di chi interviene nel nostro percorso di raggiungimento degli obbiettivi.

Da soli si fa poco, per non dire nulla. E se gli altri non sono ben disposti nei nostri confronti, tutto diventa estremamente difficile, e anche penoso.

Stare bene con gli altri è prima di tutto una nostra responsabilità; ognuno di noi influenza il mondo esterno attraverso il proprio comportamento. Cominciamo quindi a fare noi il primo passo; inspiegabilmente, ci accorgeremo che sempre più persone saranno disponibili a fare loro stesse un passo verso di noi.

Esistono 6 minacce specifiche alla relazione e alla comunicazione interpersonale.

Scopriamole insieme per imparare a riconoscerle e, quindi, a non esserne vittime.

La Proiezione

Per proiezione si intende l’attribuzione all’esterno, rappresentato sia dalle circostanze di contesto sia dalle persone, di aspetti che invece riguardano noi stessi.

Quando cadiamo in questo tranello, tendiamo a considerarci assolutamente capaci di creare e gestire una relazione di reciprocità con gli altri, e attribuiamo agli altri l’incapacità di comprendere la nostra sensibilità, la nostra intelligenza e generosità. Quindi, ad esempio nel mondo del lavoro, quando inciampiamo nella Proiezione, potremmo essere convinti che non siamo noi i diffidenti, ma sono i nostri interlocutori non degni della nostra fiducia; oppure potremmo sostenere che non siamo noi a esserci spiegati in modo poco comprensibile, ma sono gli altri che non prestano attenzione o che non sono adeguati al nostro livello di ragionamento.

La Rimozione

Questa si concretizza quando cancelliamo e dimentichiamo aspetti o comportamenti che, se ricordati, ci richiederebbero la fatica di essere accettati e compresi.

Si pensa che la memoria sia fatta per ricordare, ma di fatto, la memoria ci permette di trattenere nella mente una esigua parte della nostra vita; viene quasi tutto dimenticato. Inoltre, ciò che si ricorda viene sempre distorto dalle emozioni, quindi ricordiamo di aver fatto del nostro meglio, ma tendiamo a dimenticare – del tutto inconsapevolmente – gli errori commessi; ricordiamo di aver ricevuto un’offesa, ma ci dimentichiamo della provocazione che abbiamo lanciato prima di ricevere in risposta la frase offensiva.

La Razionalizzazione

Razionalizzare significa creare una spiegazione logica per non doverci confrontare con le nostre emozioni, con i nostri limiti o con i nostri errori. Questa strategia difensiva è ricorrente e la applichiamo attraverso un pensiero selettivo con cui esprimiamo argomentazioni, in totale buona fede, il cui unico scopo è escludere la nostra responsabilità o il nostro errore. Tipici atteggiamenti di questa azione sono le repliche ad una critica che iniziano con “Ma” o “Però”.

L’Identificazione

Usiamo l’Identificazione quando ci attribuiamo elementi di comportamento esterni che non ci appartengono, al fine di difendere la nostra autostima o di coprire alcuni nostri limiti. Un esempio frequente di questa strategia è la convinzione (in buona fede) di aver fatto la propria parte in un gruppo, quando in realtà il contributo è stato irrilevante, o addirittura inesistente.

La Regressione

Cadiamo nella Regressione quando reagiamo con eccessi emotivi che si concretizzano in urla, strepiti e pianti. Tali modi di agire ci riportano a modelli di comportamento infantili, che consentono e giustificano il nostro sentirci impotenti nei confronti di una relazione vissuta come più forte e dominante. Abbandoniamo così la responsabilità delle nostre azioni che, talvolta, commentiamo con frasi simili: “È stato più forte di me”, oppure “Quello non ero io”.

L’Inibizione

L’ultima di queste minacce, l’Inibizione, si verifica quando involontariamente riduciamo le motivazioni necessarie per affrontare una certa attività. L’Inibizione pare poterci difendere dalla possibilità di vivere esperienze che potrebbero portarci disagio, “brutte figure” o sensi di colpa. È a causa dell’Inibizione che talvolta ci neghiamo l’opportunità di vivere esperienze piacevoli, ma che entrerebbero in conflitto con altri bisogni identitari (come l’approvazione degli altri); oppure la timidezza, che ci mette al riparo da situazioni che potrebbero crearci imbarazzo o insuccessi.

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