La motivazione nasce dal futuro2 articolo blog corporate - Consulenza Aziendale

La motivazione, cioè ciò che ci spinge ad agire, nasce quando veramente sentiamo una spinta ad andare verso una meta, un obbiettivo.

La motivazione è la risposta alla domanda “perché?”, un perché che non è alla ricerca di una causa, ma si muove nella direzione del significato e del senso del nostro percorso.

Se e quando ci muoviamo senza sapere dove stiamo andando, è facile che la motivazione subisca una battuta d’arresto.

Talvolta si fa confusione tra la motivazione e la soddisfazione; addirittura si è portati a pensare che la soddisfazione crei motivazione, ma non è così.

Perché?

Soddisfatti e non motivati

Spesso, e in assoluta buona fede, le persone dichiarano di provare poca motivazione sul lavoro perché non ottengono il giusto livello di soddisfazione per i risultati raggiunti.

Non dare alcun feedback e alcun riconoscimento per quanto di buono è stato fatto è poco utile e poco efficace a livello di gestione delle persone. Noi umani abbiamo bisogno di ricevere riconoscimenti (positivi o negativi che siano), perché è attraverso di essi che qualsiasi persona ha percezione di sé. Secondo la terminologia psicologica dell’Analisi Transazionale si chiamano strokes (che tradotto dall’inglese significa “carezza” o più semplicemente “tocco”).

Una relazione, anche di tipo professionale, dove una persona non riceve mai apprezzamenti per le azioni compiute, i comportamenti adottati, i risultati raggiunti, è una relazione che avrà poche possibilità di sopravvivere in maniera sana.

Detto ciò, come è facile evincere proprio dal fatto che i riconoscimenti si riferiscono al passato, non esiste una stretta e costante corrispondenza tra i riconoscimenti e la motivazione.

I riconoscimenti creano uno stato di soddisfazione. Più il riconoscimento è importante – si può andare dal semplice complimento a un premio, più o meno cospicuo, in denaro o in altri beni di lusso – più il livello di soddisfazione è forte.

Più la soddisfazione è alta, più è basso il livello di energia.

Proprio a livello fisiologico, quando proviamo una forte e profonda sensazione di soddisfazione siamo poco incentivati a muoverci. Preferiamo stare fermi, gustarci il momento e sperare che duri a lungo.

Non bisogna quindi fare l’errore di confondere la soddisfazione con la motivazione.

Motivati anche se non soddisfatti

Viceversa, anche se non siamo soddisfatti, o proprio in virtù della nostra insoddisfazione, può capitare che la nostra motivazione aumenti.

Quando si sente forte il bisogno di raggiungere un obbiettivo, quando vogliamo farci notare, quando vogliamo esprimere tutta la nostra competenza e le nostre abilità, lì proviamo una potente spinta motivazionale.

Quando la motivazione è alta, le energie sembrano essere infinite, la capacità di affrontare le situazioni e i problemi è elevata, sembra che ogni vincolo o impedimento non possa nulla di fronte alla nostra determinazione.

Quando si ha un traguardo importante da raggiungere, non ci ferma niente e nessuno.

La motivazione emerge in noi quando il futuro è ben delineato e la meta è chiara.

In molti casi, questi possono essere agenti scatenanti della motivazione.

Nella realtà professionale, non sempre le persone possono decidere in autonomia gli obbiettivi e i traguardi. È importante, perciò, che strategie e piani d’azione siano ben definiti, che tutti sappiano cosa si deve ottenere, quali sono gli ambiti di autonomia di ognuno, quali sono i mezzi e gli strumenti a disposizione, entro quando i risultati devono essere raggiunti.

Una buona organizzazione è perciò un’efficace leva motivazionale.

Non è tutto così semplice

Abbiamo appena detto che è più facile che la motivazione nasca dal desiderio di un futuro, piuttosto che dalla soddisfazione di un passato.

Non è però tutto così semplice.

Quando siamo soddisfatti, sentiamo meno la spinta motivazionale all’azione, all’assunzione di responsabilità, al raggiungimento di un nuovo risultato; tuttavia, la consapevolezza di aver fatto bene in passato può aiutare a migliorare l’autostima e l’autoefficacia di una persona; essa saprà di aver fatto bene e di avere, di conseguenza, tutte le carte in regola per fare bene anche in futuro.

Anche la fiducia in sé è un importante fattore motivazionale.

Quindi, se è vero che il premio in sé non è quasi mai fonte di motivazione, è altrettanto vero che apprezzare il lavoro di un collaboratore può essere un acceleratore di crescita della sua autoefficacia, aumentando conseguentemente il suo livello di motivazione.

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