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Crescere e imparare. Quale di questi due verbi è propedeutico all’altro? O forse sono sinonimi?

Come è possibile crescere senza imparare? Ma, per contro, come è possibile imparare se non si cresce?

Come e quando impariamo? E, soprattutto, cosa ci fa crescere? Quando smettiamo di crescere?

O si vince o si impara

Spesso si sente questa frase che, di per sé, può sembrare anche motivante. Analizzandone il significato, ci sta dicendo che quando si vince non c’è alcunché da imparare e la nostra crescita è legata soltanto ai fallimenti. È proprio così? Speriamo di no!

Quando, cosa e come imparare dipende soltanto da noi. Si impara quando ci sono la consapevolezza e il desiderio di voler imparare, indipendentemente dai risultati delle nostre esperienze.

Impariamo quando analizziamo quello che abbiamo fatto e come lo abbiamo fatto; quando mettiamo in discussione ciò che già sappiamo; quando siamo aperti a imparare dagli altri; quando quello che sappiamo non ci basta; quando ci rendiamo conto che ogni aspetto della vita e ogni persona che incontriamo può diventare un maestro.

Come se avessimo vinto

In qualche intervista, alcuni grandi leader consigliano di affrontare l’analisi dell’esperienza conclusasi con successo con lo stesso sguardo critico che si avrebbe se quella stessa esperienza avesse avuto un esito non positivo. Secondo questa filosofia è sicuramente facile concentrarsi su quanto c’è da migliorare e predisporsi positivamente verso un percorso di miglioramento.

Tuttavia, analizzare tutte le nostre esperienze sempre e soltanto con l’attitudine alla critica di ciò che non funziona o che potrebbe essere migliore, rischia di farci diventare eccellenti performer che non hanno grande stima di se stessi e con poco entusiasmo.

E se provassimo anche a guardare le sconfitte come se avessimo vinto?

Ciò non significa ignorare tutto quello che deve essere migliorato, ma piuttosto riconoscere anche cosa c’è di buono e pensare che se anche oggi non è andata proprio come volevamo, abbiamo comunque fatto bene qualcosa e abbiamo tutte le potenzialità, lavorando con serietà e passione, per fare meglio la volta successiva.

Quindi, la cosa migliore è analizzare ogni esperienza in modo onesto e obbiettivo, cogliendone gli aspetti da migliorare e su cui investire, ma riconoscendo anche meriti e potenzialità, per sapere quali sono, sin da subito, i punti forti.

È facile o è possibile

Di cose impossibili ve ne sono veramente poche al mondo; molte meno di quanto si pensi.

Gli obbiettivi da raggiungere, a parte pochissime eccezioni, possiamo dividerli tra facili e possibili. È ovvio che raggiungere gli obbiettivi possibili significa creare le condizioni adeguate per poter essere all’altezza del risultato. È qui che entra in gioco la nostra capacità e la nostra attitudine a crescere e a imparare.

Troppe volte si cade nell’errore di dichiarare che un traguardo è irraggiungibile perché ci mancano delle competenze o delle abilità. Ma ciò che non conosciamo possiamo sempre impararlo.

E in questo modo, il nostro cuore (quello fisico e quello metaforico della nostra impresa) rimane giovane e pieno di energia.

Pablo Picasso disse: “Faccio sempre quello che non so fare, così imparo a farlo”.

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