Fai come se fossi a casa tua BLOG 2 - Consulenza Aziendale

Fai come se fossi a casa tua

Quante volte è capitato di dire o sentirci dire questa frase?

Come ti sei sentito nel pronunciarla o nel sentirti esortato a comportarti come se fossi a casa tua? Bene? Di solito, è un bell’invito.

Proviamo comunque a dare una lettura ulteriore a queste parole.

Come ci comportiamo a casa nostra? Qual è il livello di cura e responsabilità che mettiamo nel gestire le nostre cose, quelle che abbiamo cercato, scelto, a cui siamo affezionati, che abbiamo pagato e che se rompiamo dobbiamo rimpiazzare?

Fai come se fossi a casa tua, è sicuramente la raccomandazione di sentirci liberi e accolti, ma presuppone – anche se talvolta non ce ne rendiamo conto – la disponibilità a usare tutto ciò che ci viene offerto con attenzione e rispetto, assumendocene la responsabilità, come se fosse nostro.

Come a casa, anche nel lavoro

E se esportassimo questo valore anche nel mondo del lavoro?

Se ci venisse detto: “Fai come se l’azienda fosse tua?”.

Cosa faremmo e, soprattutto, come lo faremmo se l’azienda dove lavoriamo fosse nostra?

Questo significa assumersi la responsabilità; non è questione di gradi, di posizione gerarchica e organizzativa, di chi risponde a chi. Non potrebbe essere sufficiente assumersi l’impegno di rispondere a noi stessi?

Il controllo dovrebbe avere lo scopo di guidare i nostri collaboratori nella crescita professionale e nello sviluppo personale; non dovrebbe essere certo uno strumento di verifica e valutazione.

Perché, allora, tante volte, sentiamo il peso di dover essere controllori anziché leader?

Dalla colpa alla responsabilità

La cultura della colpa ci accompagna da quando siamo piccoli e, senza che ce ne rendiamo conto, rischia anche di permeare alcuni nostri comportamenti manageriali. Talvolta, quando siamo di fronte a un errore, a un’imprecisione, a un comportamento superficiale o non funzionale al raggiungimento di un obiettivo da parte del nostro team, la reazione più istintiva che può emergere è chiedere: “Chi l’ha fatto?”. La ricerca del colpevole può talvolta sostituirsi alla ricerca della soluzione. Questo comportamento purtroppo non aiuta a risolvere il problema, né a far crescere le persone.

La colpa presuppone ovviamente un colpevole, e un colpevole sa che ci sarà una pena.

A nessuna persona piace essere colpevole e, perciò, tenderà a nascondere l’errore o il problema, negherà le responsabilità e, alla fine, il problema potrebbe aggravarsi diventando sempre più difficile da gestire.

La colpa è un forte deterrente della responsabilità. Un clima di apertura, di ascolto, di tolleranza verso l’errore e di disponibilità a un feedback volto allo sviluppo è la migliore garanzia di una costante crescita del senso di responsabilità della nostra squadra

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