immagine i costi variabili - Consulenza Aziendale

I costi variabili sono quei costi che non avremmo sostenuto in assenza degli ordini di lavoro ricevuti

Mentre per tutti è chiaro che le lavorazioni esterne e gli acquisti dei materiali ricadono in questa categoria di costo, un po’ meno chiaro è l’inserimento tra questi anche del personale dedicato – almeno in gran parte – alla realizzazione del prodotto finale.

Rischia di essere un errore non solo concettuale ma economico ciò che sentiamo dire da molti imprenditori: “io quelle persone le pago sia che producano o meno”.

Quanto affermato, infatti, è falso perché esistono strumenti per sospendere oppure annullare questi costi (variabili) di produzione in assenza di lavoro: le ferie, la cassa integrazione, le forme diverse di mobilità fino ai licenziamenti.

La raccomandazione fondamentale che facciamo agli imprenditori è di analizzare e controllare costantemente i costi variabili utilizzando uno strumento informativo molto efficace: il conto economico riclassificato, un documento che può essere ottenuto agevolmente da tutti i software gestionali di uso comune oppure più semplicemente dal commercialista che può supportare nella lettura informata di tale documento.

Si tratta di un’elaborazione grazie alla quale si potrà confrontare il fatturato con tutti i costi realmente sostenuti per realizzarlo, ad eccezione dei costi fissi.

La differenza tra il fatturato ed i costi variabili prende il nome di margine di contribuzione.

Contribuzione a cosa …?

La risposta è … contribuzione al pagamento dei costi fissi e quindi, una volta interamente coperti, al risultato aziendale.

Questa riclassificazione dei numeri del bilancio ci fa subito capire che un’azienda che vende ad un prezzo inferiore al costo variabile, più vende e più perde!

Da questa considerazione traiamo un’informazione preziosa: il valore più importante da tenere ogni momento sotto controllo, dal momento in cui iniziamo a preparare un’offerta, NON è il Fatturato ma il MARGINE DI CONTRIBUZIONE, espresso in valuta ed in percentuale del fatturato.

Ecco che allora per avere un corretto controllo sulla marginalità dell’azienda bisognerà conoscere le cause, che di seguito elenchiamo, di una riduzione del margine di contribuzione confrontando un periodo con quello precedente:

  1. Prezzi medi applicati al ribasso
  2. Minor efficienza della produzione a causa di una riduzione della produttività, di un incremento scarti o delle rilavorazioni oppure dei fermi macchina.
  3. Incremento dei volumi o dei prezzi delle lavorazioni esterne e/o dei materiali acquistati.
  4. Incremento delle scorte in magazzino ed in lavorazione.

Un margine di contribuzione in discesa è il campanello di allarme che deve fare scattare subito l’analisi delle quattro cause sopra indicate per attuare gli interventi correttivi.

L’azione dell’imprenditore deve essere tesa a variabilizzare, il più possibile, tutti i costi di produzione. Non si tratta di un’azione facile ma indispensabile nei mercati attuali molto variabili.

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